domenica 18 febbraio 2007

Per chi suonan le cam-pane?

E' da qualche giorno che non scrivo sul blog per mancanza di tempo, purtroppo una giornata dura solo 24 ore e queste non bastano mai. Peccato! Il week-end è stato impegnativo ed impegnato ma oggi sono riuscito tra una cosa e l'altra ad impastare un po' di farina con altri elementi per farne delle rustiche pagnotte. Che bello avere le mani in pasta! Ecco a voi la mia personale ricetta.


Ingredienti:

400 g di farina di tipo '0'
100 g di farina manitoba
200 cl di acqua tiepida
lievito di birra
1 cucchiaino di sale
olio di oliva

Impastare la farina con acqua tiepida, il lievito stemperato in un bicchiere di acqua sempre tiepida, un cucchiaino di sale ed un cucchiaino di olio. Il sale va aggiunto dopo aver integrato il lievito alla farina. Impastare energicamente per circa 8 minuti sbattendo forte l'impasto per circa 1o volte. Lasciare riposare l'impasto in un luogo tiepido e riposto in una ciotola coperta da un panno umido per almeno un ora e mezza. Io uso ungere la ciotola con un filo di olio di oliva. Con l'impasto lievitato dare forma ai panini o filoncini come si desidera, con le mani o con appositi stampini, volendo arricchendoli con olive, noci od altro e lasciare lievitare per altri 30 minuti sempre in luogo tiepido. Portare il forno a 220°C ed infornare i panini incidendo con un coltello la superficie. Cuocere per 20/25 minuti a 220°C. Durante la cottura lasciare uscire l'umidità eventualmente formatasi nel forno. Lasciare raffreddare e gustare vuoto o accompagnato da un buon salame, pane e salame vanno a braccetto!

lunedì 5 febbraio 2007

Little Havana



Adoro il quartiere di Little Havana e la sua 8th strada, comunemente chiamata calle Ocho, una strada resa viva da diversi negozi esclusivamente cubani e dal famoso Maximo Gomez Park dove i cubani giocano a domino. Questa area si è popolata dagli anni sessanta in seguito all’afflusso dei cubani rifugiati a Miami grazie ad una legge federale che concedeva loro asilo politico in cambio dell’allontanamento dal regime comunista della rivoluzione castrista del ‘59.
Musica, cultura, colori, cibo cubano ed i famosi sigari fanno di Little Havana una zona assolutamente da vedere per chi passa da Miami. Per gli amanti dei sigari come me, consiglio il negozio “La Luna Cigars” frequentato da personalità della Florida e non solo e la fabbrica di sigari "El Credito" dove è possibile assistere alla loro lavorazione. Tutti i venerdì la calle Ocho e le vie circostanti sono movimentate dalla festosa presenza di artisti, venditori itineranti e musicisti. Qui si parla prevalentemente spagnolo ed a volte capita addirittura di trovare fuori dai negozi un cartello con scritto "qui si parla inglese". Ho avuto il privilegio di poter vivere dall'interno la vera Little Havana, questo accompagnando un amico a realizzare delle interviste riguardanti l'integrazione del popolo cubano in Florida per la "Florida International University". E’ stata un’esperienza interessante, sicuramente non usuale, direi che è stata una rara occasione per vedere uno dei tanti lati dell’America che solitamente sono resi invisibili agli occhi del turista o del passante non curioso. Molti americani dicono che la zona è pericolosa, personalmente non ho mai avuto problemi, ci sono stato più volte, sempre accompagnato dalla mia macchina fotografica e posso testimoniare che mai nulla è accaduto, nemmeno in orario serale. Certo, occorre prestare la giusta attenzione ma senza vivere con la paura spesso generata dai media e da alcune guide turistiche. Questo vale per qualsiasi luogo, Italia compresa. Ho riscontrato che gli abitanti di Little Havana sono molto ospitali, a volte allegri, a volte malinconici ma incessantemente molto cubani!

venerdì 2 febbraio 2007

Tornando a Miami...

...credo possa essere il modello delle città del futuro, una Madrid, una Berlino, una Parigi, una Milano, tra 50 anni. Non parlo di un modello americano, ma di un modello fatto di nuove generazioni, non solo per età, di nuove idee, di nuove forme di comunicazione, di nuove e vecchie culture, di integrazioni di fatto che spingono con grande energia la società verso il vero cambiamento che spesso i giovani d'oggi auspicano. Parlo di giovani, ma a Miami convivono giovani e meno giovani. I meno giovani, i cosidetti anziani non si nascondono, escono, si vedono anche se acciaccati o alla peggio costretti su una sedie a rotelle, anche loro continuano a vivere senza abbandonarsi passivamente al destino. A Miami non c'è solo l'energia data dal sole e dalla voglia di arrivare, c'è una grande espressione di arte, di dire ed affermare "io ci sono e sono qui". Per rendersi conto di questo e di molto altro occorre staccarsi dalla Florida turistica, bisogna vivere e frequentare la gente del posto, camminare tra la gente, osservare, ascoltare e tutto questo senza paure, senza condizionamento alcuno.