mercoledì 10 gennaio 2007

Il torcolato

A Breganze le vendemmie e le spremiture potevano avere facce diverse. In settembre i contadini più esperti precedevano i vendemmiatori e raccoglievano i graspi più belli di bresparola, tocai e pedevenda, più esposti al sole, arrampicandosi sul pregadio. Quest’uva portata nei granai e appesa alle travi del soffito, era torcolata a degli spaghi in bella mostra. L’operazione, che permetteva ai grani di appassirsi lentamente all’ombra fresca senza ammuffire, esigeva un gran soprammanico. La torcolatura durava fino a gennaio. Gli acini maturi diventavano regali ambiti dai bambini, come fossero tante caramelle. I Re Magi, il giorno della befana, portavano quest’uva torcolata in aggiunta a oro, incenso e mirra. A carnevale, sui torchi prodotti dalla ditta Lavarda l’uva veniva torchiata e questa manovra durava molti giorni. Dopo una lunga spremitura, i contadini prendevano le graspe pressate, le ponevano a sgocciolare in una federa immacolata.Finalmente nasceva il Torcolato. Il nettare dolcissimo veniva travasato e abbandonato nella cantina a maturare. Qui si affinava per quattro anni. Dopo il torcolato aumentava di importanza, veniva prescritto come ricostituente alle puerpere, alle donne che allattavano, agli anemici. Questo Tocolato era il degno coronamento delle leccornie tipiche di Breganze i toresani allo spiedo che si degustavano all’albergo Al ponte di Bonato. Col Torcolato nel 1909 Arnaldo Carli vince all’esposizione di Lonigo la medaglia d’oro. Azzolin porta a casa da Genova nel 1913 un’analoga onorificenza. Ora ogni famiglia conserva le proprie bottiglie di Torcolato da stapparsi nel giorno di una circostanza particolare. L’archivio familiare è conservato nell’angolo più fresco della cantina. Qui, le etichette si staccheranno, ma il vino una volta stappato continuerà ad avere il sapore della fantasia. Il torcolato secondo Virgilio Scapin.
Nella foto da sinistra Firmino Miotti e Virgilio Scapin.

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